lunedì 14 giugno 2010

BRINDISI PARADISO


Brindisi Paradiso nasce ad Amsterdam nel 2004 da un improvvisazione live tra Enrico Ascoli (musicista e sound-designer) e Marco Foresta (Dj e producer). Nella spontanea genuinità di quel primo incontro è racchiuso l’algoritmo che legherà i due musicisti in un rapporto creativo a distanza, supportato da un periodico scambio di idee, teorie e suoni, via chat. Per cause legate alle rispettive professioni, il primo è implicato in progettazioni sonore tra torino, milano e new york e il secondo porta in giro in europa il suo eclettico dj set , non si può definire come classico il processo che ha portato questo duo a completare recentemente il suo album d’esordio: Unexpected Tucano. Esso risulta infatti da un vivace pingpong telematico dove i materiali sonori vengono scambiati attraverso internet e rimaneggiati continuamente in sedi separate, fino ad acquisire una personalità unica e conclusivamente condivisa. La dislocazione spazio-temporale, accentuata spesso anche da fusi orari diversi, rende le 13 tracce di questo primo CD come un’interzona comune, la conchiglia in cui il duo riversa le suggestioni di quotidianità diverse e lontane tra loro; dalle installazioni d’arte contemporanea alle cadenze ipnotiche del clubbing, dalla natura mediterranea al respiro profondo della metropolitana newyorchese. Non ci sono ricette fatte a tavolino. Per i Brindisi Paradiso la musica è proteiforme; sgorga da molteplici sorgenti: campionamenti in strada, esperimenti di sintesi, strumenti inventati e collaborazioni con altri musicisti (le chitarre di Marco Piccioni e di Sebastiano Vitale, il basso di Guido Marchegiano, la voce di Claudio Bovo). Non si tratta di mix o collage ma di sincresi: eterogeneità che si fonde in oggetti sonori in cui diviene difficile identificare il materiale costituente. Il viaggio attraverso l’album è un caleidoscopio di flussi sonori che si miscelano in fiumi ritmici e sensuali, sciabordii armonici e abissi saturi, dando vita ad un arcipelago di citazioni che ammicca volutamente ai generi più diversi (chill-out, glitch…) senza mai però definirsi.
Prodotti dalla Hit Beat Records, etichetta attenta a tutte le nuove espressioni musicali legate alla “famiglia electro”, Unexpected Tucano potrebbe essere semplicemente definito come: “un progetto interessante che suona anche bene”; un’opera il cui valore sta nella sottile e raffinata dialettica tra suoni minimali, cornici concrete, bordoni elettronici e strumenti elettroacustici. Pur avendo la schiettezza colarata della pop-art non manca tuttavia di rivelare a sorpresa sia le sfumature delicate di una certa pittura naturalistico scientifica del seicento, sia le dissonanze provocatorie delle avanguardie del primo novecento. Uscendo dal paragone pittorico tutto l’album ha il sound che colpisce l’ascolto e crea un vero e proprio viaggio in cui ciascuna traccia è una “città invisibile” che ci sussurra i suoi misteri ed i personaggi che la abitano. .
In “roba soda”, brano di apertura costruito attraverso intersezioni improbabili tra sei chitarre, incontriamo un vecchio bluesman costretto a vendere la sua chitarra per far sì che la sua donna non lo lasci; in “Birdless”, madrigale per 15 uccelli sintetici composto per l’omonima scultura della coppia di artisti Isola e Norzi, la natura che intona un aurora psichedelica mentre cinguettii armonici si ribellano al timbro ostinato dell’accetta del boscaiolo; in “Bazar” si attraversa un mercato d’oriente con i suoi ritmi speziati e le cadenze sinuose di una danzatrice del ventre.
Una divinità del mare osserva la voce di Claudio Bovo fluttuare nell’andante lounge di Miss aloha, mentre fantasie Deep, decorazioni in microsound e melanconie jazz si susseguono in “a-romantic” e “jazzato si ma con calma”.
Rumori naturali, fruscii, pause e ritmiche improvvise appaiono in tutto il progetto e il ballare sognando, il sognare viaggiando, il viaggiare fluttuando si mischiano in un trasporto melodico di cui parlare precisamente diventa difficile… ma che è un vero piacere ascoltare.

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